Teatro

La Doriclea di Alessandro Stradella a Grandezze e Meraviglie 2015

La Doriclea di Alessandro Stradella a Grandezze e Meraviglie 2015

La Doriclea, preziosa coproduzione del Festival Grandezze e Meraviglie 2015 con il Festival Stradella di Nepi, con la partecipazione dell'Academia Aquilana, direzione Andrea De Carlo, costumi dell'Accademia di Belle Arti di Roma e regia di Guillaume Bernardi.

L'opera di Alessandro Stradella, compositore di musica sacra, da camera e di cantate profane, ebbe una grande influenza sui compositori della sua epoca (1639-1682), sebbene la sua fama sia stata eclissata nel secolo successivo da Arcangelo Corelli, Antonio Vivaldi e altri. Probabilmente il suo più grande merito è stata l'invenzione del concerto grosso, sebbene Corelli nella sua Op. 6 sia stato il primo a usare questa denominazione.

La Doriclea è un’opera per sei voci, strumenti e basso continuo. Nel catalogo generale delle opere di Stradella, l'opera viene data come perduta. Si compone di tre atti ed è priva di introduzione strumentale e del coro; ogni atto comincia col canto. Il libretto ha ben delineate le figure del dramma e mostra una particolare conoscenza teatrale dell’autore. L’intreccio si distacca dai soliti fatti mitologici e ci presenta soltanto persone comuni quali appaiono nella vita reale.

In breve eccone la trama: Doriclea, secondo la volontà paterna, è destinata sposa ad Olindo (personaggio che non compare nell’azione) ed è impedita di amare Fidalbo, per cui ella d’accordo con questi, decide di fuggire da casa. Lucinda ama Celindo, ma il suo amore è condito da gelosia. Giraldo, cortigiano di Lucinda, rassicura Celindo. Delfina, in cerca di marito, mette gli occhi sopra Giraldo, che fugge. Uscite di notte, Doriclea (in abiti virili col nome di Lindoro, per incontrare il suo amante e seguirne le orme), e Lucinda intendono recarsi all’appuntamento coi loro amati. La notte è il tempo più acconcio per complicare le varie situazioni. Non incontrano ciascuna il proprio spasimante, ma l’una l’amato dell’altra. Tutto sembra andare a monte, ma, con la luce del giorno, si sistema ogni cosa. Fidalbo riconosce la sua amata e, credendo di essere stato tradito, tenta di trafiggere Doriclea, ma il tempestivo intervento di Lucinda e Celindo spiega l’equivoco e calma Fidalbo. E allora Trionfi Cupido/ gioisca il mio core/del fato già infido/placato è il rigore.

Le quarantatré arie (di cui otto sono accompagnate con due violini obbligati e basso continuo), non sono tutte dello stesso tipo e neppure rigorosamente fissate ad un punto della scena. Per dare vita all’azione, il librettista introduce due parti comiche, che secondo l’uso del tempo completano la trama con scene e spunti gradevoli e giocosi. Stradella adopera due violini e il basso continuo, uniche parti strumentali della Doriclea. La musica, oltre ad aderire assai bene all’azione, corrisponde al carattere dei singoli personaggi, che sono trattati con nobiltà e con sicurezza scenica. L’azione drammatica non è mai sopraffatta dalla foga e dall’afflato lirico. Musica e poesia sanno servirsi a vicenda. Leggendo attentamente la partitura, si nota una varietà d’accenti che rivelano l'animo profondamente sensibile e delicato di Stradella. Le due parti plebee sono trattate con tono scorrevole.

L’aria di Lucinda, Voi non piangete , o stelle!, è ancora strettamente legata alla grande tradizione dei lamenti seicenteschi. L’opera contiene diciassette duetti e molte pagine oggi possono figurare degnamente fra la migliore produzione di arie del Seicento.

Modena, Teatro Comunale L. Pavarotti, Mercoledì 28 ottobre, ore 20.00
Vignola, Teatro Fabbri, Giovedì 29 ottobre, ore 20.30